1 Assicurazione e RC Auto: Conoscere il settore

1.1 Alle origini delle assicurazioni

Le origini delle assicurazioni in Italia sono molto antiche, i primi documenti risalgono al 1300 ma, data la loro lontananza, è difficile stabilire quale sia la prima polizza a premio comparsa nella storia.
Secondo scoperte più recenti, la vera data di nascita delle assicurazioni sarebbe addirittura molto più antica, risalirebbe infatti a cinque secoli prima di Cristo tra il 580 e il 430. Una spedizione americana dell’università di Pennsylvania sembra abbia rinvenuto in scavi effettuati presso Nippour in Mesopotamia, alcune tavole di argilla recanti iscrizioni che dimostrerebbero come fin da quei tempi, in forma naturalmente primitiva, si esercitava un’attività di prestiti, di prestazione di “cauzioni” e di concessioni di garanzia di vario genere con forme molto simili all’assicurazione[1].
Al di là delle diverse scuole di pensiero possiamo affermare con certezza che nell’area ligure e toscana si hanno i primi esempi di contratti che possono essere paragonati alle moderne polizze. È nell’ambiente economico del XIV secolo che si afferma un’idea nuova: l’assunzione del rischio altrui come operazione speculativa autonoma. Nasce così l’assicurazione “a premio”.
Antesignana delle compagnie di assicurazione è la famiglia Luxardo di Genova, con uno  dei suoi componenti, Federico, che nel 1350 sembra fosse già attivo nei traffici commerciali e nell’attività di compravendita sulla piazza ligure. Esiste addirittura una polizza che vede in veste di assicuratore Raffaele Luxardo, il quale assicura la nave di Niccolò Becchignone per la somma di 425 perperi d’oro, da rendere a Peyra, una volta che sia arrivata a destinazione. Il documento, redatto dal notaio Teramo Maggiolo, risale al 21 febbraio 1368.
Enrico Bensa, professore di Diritto commerciale, industriale e marittimo, nella sua opera “Il contratto di assicurazioni nel Medio Evo”[2] si sofferma sull’atto notarile assicurativo stipulato in Genova il 23 ottobre 1347, proponendolo come primo contratto assicurativo di cui si abbia conoscenza.
E’ stato Melis, che nelle “Origini e sviluppi delle assicurazioni in Italia[3]” ha documentato di essersi buttato nelle migliaia di rogiti notarili di quell’epoca conservati nell’Archivio genovese per portare alla luce "il più remoto contratto di assicurazione certa". E’ un documento datato 20 febbraio 1343, redatto dal notaio Casanova, e nel quale il genovese Tommaso Grillo (che opera in nome di tale Avveduto Guglielmi, palermitano) si fa assicurare f. 680 – sulla galea Santa Caterina – fingendo di aver ceduto a prestito tale somma al cittadino Amigneto Pinello (che agisce, quindi, da assicuratore); somma che gli sarà rimborsata nel caso di mancato arrivo della nave sull’itinerario Porto Pisano-Sicilia. La copertura riguarda "ballas decem pannorum", dieci balle di panni.
Sono sempre le  ricerche di Melis che hanno portato alla luce, nel 1343, altri quattro contratti che presentano l’assicurazione sotto le finte vesti di un prestito. Sono note come una forma mascherata di polizza, tipicamente detta “genovese”. Si finge che l’indennizzo promesso da chi svolge il ruolo di assicuratore sia l’importo di un mutuo concesso gratuitamente all’assicurato. Questi, dichiarandosi debitore, promette di restituire la somma al primo caso di mancato arrivo della nave, o della merce, entro un dato termine temporale. In caso di buon esito del trasporto, il contratto viene considerato nullo, come se fosse viziato da errore nella stipula.
Fu la “novità” circa l’inedita figura di un terzo (l’assicuratore) che, per guadagno, promette di accollarsi un rischio a lui del tutto estraneo a convincere i notai genovesi, estensori dei contratti, a mantenere per parecchio tempo in vita la loro formula “mascherata”.


1.1.1. Mutualità e assicurazione

L’assicurazione, così come la intendiamo oggi, ha origini abbastanza recenti, mentre i principi sui quali si fonda quali “mutualità e trasferimento del rischio” risalgono all’antichità.
Il principio mutualistico nasce e si sviluppa nell’ambito della famiglia prima e della tribù dopo, e consiste nell’unione di più individui il cui intento è quello di soccorrere chi venga colpito da un evento dannoso: prima attraverso un intervento materiale diretto e successivamente con un contributo in denaro.
Questo concetto di reciproca assistenza che si trova in queste associazioni di tipo primitivo, si sviluppa in Oriente, in Grecia e nell’antica Roma fino a perfezionarsi nel Medio Evo con l’istituzione delle associazioni di arti e mestieri anglosassoni.
L’assistenza mutualistica adottata dalle comunità cittadine volta a intervenire in caso di incendio, e in quelle marinare fornendo aiuto a colui che perde in mare la propria imbarcazione, si svilupperà fino a modificarsi con l’introduzione del “principio del trasferimento del rischio” proprio del contratto di assicurazione a premio così come lo conosciamo oggi.
L’assicurazione a premio infatti nasce nel momento in cui ci si rende conto che le vecchie forme di garanzia sono insufficienti, e trova origine nel Mediterraneo quando si sviluppano enormemente i commerci delle città marinare. Il loro traffico divenne febbrile fino ad estendersi in quei luoghi spesso colpiti da guerre e forti tensioni politiche. Ed è per questo che l’assicurazione si rende necessaria, fino ad essere considerata una misura di prudenza comune e di conseguenza uno strumento abbastanza affidabile.
Con il passare del tempo ci si è resi conto che era necessario ripartire il rischio tra più assicuratori, e fin dal XIV secolo si trova tale esigenza in quella che è definita la “riassicurazone”, ossia la tendenza a ridurre l’entità dell’obbligo assunto tra più assicuratori e di conseguenza di limitare la rispettiva esposizione debitoria [4].
Prima di concedere l’assicurazione era necessario valutare il rischio e la prevedibilità di accadimento di eventuali eventi dannosi, e per farlo si valutava tipo e grado di sicurezza della nave, l’affidabilità del capitano, la natura e la quantità del carico imbarcato, la lunghezza del viaggio e la pericolosità delle rotte intraprese.
E’ verso il ‘300 che si comincia a vedere l’inizio di un’attività specializzata nel campo delle assicurazioni marittime, con alcuni mercanti genovesi che vivevano e guadagnavano esclusivamente con tale attività. Da un lato si era acquisita la consapevolezza della sua utilità come garanzia individuale contro il rischio e dall’altra si cominciava a capire che vi era un collettivo giovamento per lo sviluppo nel commercio nella protezione dei traffici.
Il principio di assicurazione a scopo di reciproca assistenza è ancora oggi presente ed è espressamente previsto dal codice civile dall’art. 2546[5] con la costituzione delle mutue assicuratrici. Lo scopo di queste società è principalmente quello di assicurare i propri soci chiedendo contributi ai singoli (premi) al fine di formare quel patrimonio sociale (fondo di garanzia) che verrà utilizzato per il pagamento degli indennizzi.
I primi contratti di assicurazione dotati di una propria disciplina nascono in relazione al trasporto marittimo nelle città marinare come Genova e Venezia intorno al 1300.
La disciplina giuridica dei contratti si fa sempre più completa fino ad assumere, nelle seconda metà del XVII secolo, una struttura simile a quella attuale.
Per non essere troppo rischiosa, l’attività assicurativa deve essere ripartita su un elevato numero di piccoli rischi. Si formano pertanto le primarie associazioni di capitale tra assicuratori : nel 1424 nasce a Genova la prima società di Assicurazioni, “Tam in mari quam in terra”,  per trattare garanzie sui trasporti. E Successivamente all’incendio di Londra del 1666, le assicurazioni incendi.
Sempre a Londra, vent’anni più tardi, Edward Lloyd[6] costruirà quella che, ancora oggi, è la più famosa associazione di assicurazione del mondo intero.
Le imprese di assicurazione che sorgono sono società che svolgono un’attività professionale la cui organizzazione, sia che operino come società Mutue che con altre forme societarie, è basata su apposite leggi ed autorizzazioni.


1.1.2. Perché è obbligatorio assicurarsi

“R.c.Auto” significa[7] per esteso “Responsabilità Civile Auto”, è obbligatoria[8] e serve:
-          a salvaguardare il patrimonio personale di ognuno di noi assicurati nei casi in cui ci rendiamo responsabili di un sinistro;
-          a garantire con certezza il danneggiato di ricevere un risarcimento equo del danno subito in tempi ragionevoli, evitando di sottoporlo a dei disagi maggiori ancor più gravi di quelli direttamente legati all’incidente subito.
L’assicurazione R.C. Auto  è una tutela dal rischio di provocare danni a persone o cose in conseguenza di un fatto legato alla circolazione di un veicolo. Ed è per questo motivo che tutti i veicoli a motore quali auto, moto e ciclomotori devono, per legge, essere coperti da una polizza assicurativa.
In caso di incidente, sarà dunque la Compagnia di assicurazione a risarcire o indennizzare il danneggiato entro i limiti previsti dal “massimale”[9] stabiliti dalla polizza assicurativa.
La polizza RCA può essere stipulata con qualunque Compagnia assicuratrice, italiana o straniera, autorizzata ad operare nel nostro Paese. Alla sottoscrizione del contratto RCA vengono consegnati, insieme al contratto ed alle condizioni di assicurazione, il “contrassegno” e il “certificato di assicurazione”; questi documenti provano che un veicolo è regolarmente assicurato.
Non assicurare il proprio veicolo significa non solo commettere un illecito pesantemente sanzionato dalla legge con una multa o con il sequestro del veicolo, ma commettere un grave atto di maleducazione sociale dimostrando indifferenza verso il prossimo e penalizzando tutti gli assicurati.
Tale comportamento illecito in caso di incidente peserà su uno speciale Fondo di Garanzia che risarcisce i danni alle persone coinvolte in un incidente stradale del quale è responsabile il conducente di un veicolo non assicurato.
Questo stesso Fondo, gestito da una società pubblica per azioni, il Consap[10], interviene anche nei casi in cui il responsabile non sia identificato, nei casi in cui l’assicuratore del responsabile sia fallito e la Compagnia posta in liquidazione coatta amministrativa.







1.1.3. Caratteristiche del contratto di assicurazione RC auto

Secondo il nostro Codice Civile (artt. 1882 e 1917) l'assicurazione è quel contratto con il quale l'assicuratore, dietro il pagamento di un premio, si obbliga:
-         a rivalere l'assicurato del danno ad esso prodotto da un sinistro (art. 1882 Codice Civile);
-         a tenere indenne l'assicurato quale civilmente responsabile di quanto questi deve pagare per danni arrecati a terzi (art. 1917 Codice Civile);
-         a pagare una rendita o un capitale al verificarsi di un dato evento attinente alla vita umana (art. 1882 Codice Civile).
Sempre l’art 1882 definisce l’assicurato come la parte a cui si riferisce l'evento ed è il titolare dell'interesse protetto. Nel linguaggio comune si associa impropriamente  l’ "assicurato" con contraente e beneficiario. Il contraente è colui che stipula il contratto, e il beneficiario è il titolare del diritto alla prestazione (il contraente può nominare se stesso come beneficiario ma, come per l'assicurazione vita spesso ci si riferisce ad un terzo).
Il contratto d'assicurazione[11] deve rispondere inoltre alle seguenti caratteristiche:
-         è oneroso: l'assicuratore assume su di sé un rischio dietro pagamento di un premio;
-         è aleatorio: per entrambi i soggetti (assicurato e assicuratore) esiste l'incertezza dell'accadimento di un dato evento;
-         è soggetto ad un vincolo di reciprocità tra l'assicurato e l'assicuratore.
I contratti di assicurazione si distinguono per la “forma tariffaria”. Le più note e utilizzate generalmente sono: la forma bonus/malus, la forma con franchigia e la forma bonus/malus con franchigia.



1.1.4. Meccanismo del bonus-malus

Le polizze RC auto in Europa sono spesso associate al meccanismo del bonus-malus.
Il mercato è segmentato per area geografica, età, anni di conseguimento della patente, tipologia di veicolo assicurato, ed in base all'entità e frequenza degli incidenti causati. In particolare, quest'ultimo parametro è espresso secondo una scala ove l'assicurato perde o guadagna posizioni in base al numero dei sinistri di cui è responsabile totalmente o in parte[12].
In questa scala per l'attribuzione delle penalizzazioni o dei vantaggi, ogni posizione viene chiamata "classe di merito" ed evolve in meglio o in peggio, ad ogni scadenza annuale. L' “attestato di rischio” è il documento che certifica la classe di merito attualmente detenuta.
Non è più possibile delineare un meccanismo comune per l'evoluzione ed il numero delle classi, perché ogni compagnia utilizza una propria scala interna con un numero variabile di posizioni nonché regole proprie per la perdita o il guadagno delle stesse. Per rendere confrontabili queste scale e consentire il passaggio da una compagnia all'altra, la legge prevede una scala di conversione universale (CU) con 18 posizioni e regole evolutive prefissate[13].
Molto spesso nelle scale interne è rilevante un intero quinquennio di comportamento (con o senza sinistri), al contrario della CU che viene influenzata unicamente dall'ultima annualità di assicurazione.


1.2. Principali indicatori del settore

Tra gli indicatori utili ad una rappresentazione del settore delle assicurazioni possiamo assumere il parco circolante e il livello di sinistrosità. Il primo fornisce la numerosità dei veicoli circolanti ed è una misura dei mercato potenziale, il secondo invece offre una quantificazione di una parte rilevante dei costi del settore.


1.2.1.  Il parco Circolante

L’Italia è il paese europeo con la maggiore densità dei veicoli a motore per abitanti e per chilometri di strade disponibili.
Come si evince dalla tabella di seguito riportata, il parco circolante nel 2009 ammontava a 48.035.078, il numero di autovetture era di 36.371.790[14],  602 ogni 1000 abitanti, mentre i veicoli a due ruote ammontavano a 6.118.098.

Tabella n.1: Consistenza del parco circolante per categoria e anno

Anni
Motocicli
Motocarri
Autovetture
Autobus
Autocarri
Motrici
Altro
TOTALE





merci
speciali



1999
2975651
399440
32038291
85762
2840080
381255
106726
799974
39627179
2000
3375782
390097
32583815
87956
2971050
406523
115958
812596
40743777
2001
3732306
382149
33239029
89858
3110317
431228
124149
827591
41936627
2002
4049592
375313
33706153
91716
3297260
454340
132622
843330
42950326
2003
4375947
370751
34310446
92701
3450903
483027
139402
855758
44078935
2004
4574644
342739
33973147
92874
3502633
512979
142413
809478
43950907
2005
4938359
344827
34667485
94437
3637740
541919
148173
812161
45185101
2006
5288818
310555
35297282
96099
3763093
568654
151704
852939
46329144
2007
5590183
305666
35680097
96419
3842995
594642
153912
867432
47131346
2008
5859094
300890
36105183
97597
3914998
619706
157007
882463
47936938
2009
6118098
296104
36371790
98724
3944782
639428
157807
408345
48035078

Fonte ACI Statistiche automobilistiche- Rilevazione l 31.12.2009



Tabella n. 2: Immatricolazioni auto nuove nel triennio 2008-2010

2008

2009


2010







Val %
Mesi
Val ass
Val %
Val ass
Val %

Val ass
 2010/2009
Gennaio
239.244
10,9
153.214
7,0

204.977
         33,8
Febbraio
209.547
9,6
161.377
7,4

197.056
         22,1
Marzo
203.045
9,3
209.685
9,6

230.973
         10,2
Aprile
206.180
9,4
196.215
9,0

169.533
-        13,6
Maggio
205.735
9,4
194.109
8,9

170.186
-        12,3
Giugno
189.077
8,6
203.394
9,3

168.633
-        17,1
Luglio
208.418
9,5
210.143
9,7

169.987
-        19,1
Agosto
90.800
4,1
99.944
4,6

80.388
-        19,6
Settembre
179.324
8,2
195.977
9,0

155.776
-        20,5
Ottobre
170.483
7,8
193.124
8,9

144.362
-        25,2
Novembre
146.740
6,7
186.840
8,6

144.393
-        22,7
Dicembre
144.977
6,6
173.579
8,0

130.319
-        24,9








Totale
  2.193.570
100
   2.177.601
100

   1.966.583
-         9,7
Fonte ACI Rilevazione Novembre 2010 – Centro Studi Promotor per il dato di Dicembre 2010

 Per il 2010 il trend di crescita sembra rallentare, come evidenziato nella tabella precedente, il numero delle immatricolazioni di auto nuove è in calo del 9,7% mentre per quanto riguarda le immatricolazioni complessive[15], la flessione è ancora più forte, pari a –19,6%. Questa contrazione delle vendite è attribuibile a due fattori quali la crisi economica generale e, per il mercato dell’auto, alla fine degli incentivi erogati dal governo.
Ma mentre rallenta la crescita delle auto in circolazione, non cambiano le abitudini dei cittadini che sempre di più continuano a preferire l’auto e i ciclomotori come mezzi di trasporto.
Secondo un rapporto ACI- Censis[16] l’automobile è sempre il mezzo di trasporto preferito per il 90,4% del campione degli intervistati, anche a seguito del rincaro del prezzo della benzina che si è registrato negli ultimi anni.  Come si evince dalla tabella di seguito riportata, è in crescita nel 2010 la frequenza di utilizzo della stessa che la vede come il mezzo preferito anche per gli spostamenti più brevi, in controtendenza rispetto all’anno  precedente.

Tab.n 3: Numero medio dei giorni di uso
dell’auto e degli spostamenti con essa effettuati
Variabili
2007
2009
2010




Numero medio dei giorni di uso dell’auto in una settimana



N. giorni inclusi i festivi
5,3
4,9
5,1




Numero medio dei spostamenti compiuti ogni giorno con l’autovettura



N. medio spostamenti in un giorno feriale
3,3
3,4
4,1
N. medio spostamenti in un giorno festivo
2,2
2
2,1




Numero medio dei spostamenti compiuti con l’autovettura per tratti inferiori ad 1 Km



N. medio spostamenti in un giorno feriale
0,6
0,2
0,6
N. medio spostamenti in un giorno festivo
0,5
0,2
0,4
                                   Fonte Aci- Censis : Rilevazione 2010



La preferenza per l’automobile è maggiore nei giorni feriali, ma aumentano di anno in anno anche gli italiani che sembrano preferirla nei giorni festivi (vedi tab n.3).
Questa tendenza conferma l’elevata densità di mezzi presenti nelle nostre strade e, insieme ad altri fattori ben più gravi, genera un maggior numero di incidenti.


1.2.2      Analisi della sinistrosità

Per comprendere al meglio questo fenomeno devono essere presi in considerazione due valori: la frequenza dei sinistri[17] e il loro costo medio[18].
La tabella di seguito riportata evidenzia una crescita dei sinistri dal 2007 al 2009, e tale aumento è particolarmente elevato in alcune aree del paese. Secondo il rapporto Ania[19] infatti tra le 17 province con una frequenza sinistri superiore al 10%, 14 sono quelle del Sud. Napoli si conferma sempre la città con la frequenza più elevata, pari al 16,41%.
Tab.n 4: Frequenza dei sinistri 2007-2009

Anno
Frequenza sinistri (%)
Var %
2007
7,72
-
2008
7,92
2,59
2009
7,94
0,25
Fonte Ania – Dati rilevati al 31/12/2009

La tabella n. 5 riporta invece lo stesso dato scomposto per tipo di  veicolo, da cui si evidenzia come l’aumento della frequenza dei sinistri dipende dal numero di sinistri commessi da autovetture ad uso privato e motocicli, che insieme rappresentano il 78,5% del totale dei veicoli assicurati.

Tab.n 5: Frequenza dei sinistri 2007-2009 per veicolo

Frequenza sinistri (%)
Anno
Autovetture
Autocarri con peso < 35q
Autocarri con peso > 35q
Motocicli
Ciclomotori
2007
8,41
8,97
14,57
5,10
3,33
2008
8,67
8,00
12,95
5,40
3,95
2009
8,78
7,58
11,53
5,48
3,19






Var% 2009/2008
1,3
-5,3
-11,0
1,5
-19,2

Fonte Ania – Dati rilevati al 31/12/2009

Nel 2010 tale crescita sembra subire un arresto, nel primo semestre dell’anno infatti, secondo i dati forniti dall’Ania[20], la frequenza dei sinistri rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è in calo del 3,3%. Bisogna aspettare i dati di fine anno per capire se si tratta si un’inversione di tendenza o semplicemente di un fenomeno transitorio.
Il costo medio relativo ai sinistri pagati e riservati per il 2009 ammonta a €1.737,00, in calo del 1,53% rispetto all’anno precedente (vedi tab. n.6). Secondo gli esperti del settore tale decremento, unito ad una velocità di liquidazione in calo nello stesso anno del 0,5%,  è indice di una maggiore attenzione da parte delle compagnie nella fase di liquidazione dei sinistri, ed in particolare di quei sinistri di costo più elevato.
Tale decremento non esiste più se si considera il costo medio di tutti i sinistri, inclusi quelli pagati dal Fondo di Garanzia e quelli accaduti nell’anno corrente ma denunciati nell’anno successivo. Tale costo nel 2009 ammonta a €3.992,00 in crescita del 0,5% rispetto al 2008.

Tab.n 6: Costo medio sei sinistri 2007-2009
Sinistri anno corrente
Anno
Costo medio sinistri
Var %
2007
1605
-
2008
1764
9,91
2009
1737
-1,53
Fonte Ania – Dati rilevati al 31/12/2009

La tabella n.7 evidenzia invece come la flessione del 1,5%, riferita a quanto pagato dalle compagnie di assicurazione,  è attribuibile al calo del costo dei sinistri pagati su tutti i mezzi ad eccezione dei motocicli il cui costo medio è in aumento del 1,5%.



Tab.n 7: Costo medio sei sinistri per veicolo 2007- 2009

Costo medio sinistri anno corrente
Anno
Autovetture
Autocarri con peso < 35q
Autocarri con peso > 35q
Motocicli
Ciclomotori
2007
1580
8,97
14,57
5,10
3,33
2008
1739
8,00
12,95
5,40
3,95
2009
1713
7,58
11,53
5,48
3,19






Var% 2009/2008
-1,5
-5,3
-11,0
1,5
-19,2

Fonte Ania – Dati rilevati al 31/12/2009

Nel 2010, per i primi sei mesi dell’anno, si registra un incremento del costo medio pagato pari allo 0,8%, per un valore di € 1.438,00 contro quello di € 1.428,00 del 2009[21]. Anche in questo caso bisognerà attendere il dato complessivo di fine anno per capire se si conferma tale tendenza.
I dati fino ad ora considerati offrono un quadro dell’andamento del fenomeno analizzato e della sua evoluzione nel tempo. Ma per comprendere quanto costano al sistema i sinistri dobbiamo considerare quanto e cosa pagano ogni anno le compagnie di assicurazione.
Nel 2009 il costo complessivo dei risarcimenti è di 15 miliardi di Euro, così ripartiti:

Tab.n 8: Distribuzione del costo totale dei risarcimenti nel 2009

Val ass (mil.di €)

Val %

Costo ricambi
2,4
16,0
Manodopera e materiali di consumo
3,0
20,0
Altri danni a cose
0,1
0,7
Costo tot danni a cose
5,5
36,7



Invalidità inf al 9%
3,5
23,3
Invalidità sup al 9%
6,0
40,0
Costo tot danni alla persona
9,5
63,3



TOTALE RISARCIMENTI
15,0
100
                                   Fonte Ania: Assicurazione italiana 2009/2010

Il 63,3% del costo totale dei risarcimenti è destinato a pagare le lesioni (danni alla persona) causate dagli incidenti stradali, per un valore complessivo di 9,5 miliardi di Euro. Il dato è ancor più esplicativo nella tabella successiva dalla quale si evince che il numero dei sinistri che assorbe più della metà del valore del risarcimento è appena il 21,3%.

Tab.n 9: Distribuzione del costo totale dei risarcimenti
 per tipo di danno e % di invalidità nel 2009

% di Invalidità P.
N. sinistri (%)
Importo Sinistri (%)



Da 1 a 3
15,9
15,4
Da 4 a 9
2,7
8,1
Tot fino a 9
18,6
23,5
Oltre 9
2,7
39,8
TOT DANNI
ALLA PERSONA
21,3
63,3



TOT DANNI A COSE
78,7
36,7



TOTALE SINISTRI
100,0
100,0
Fonte Ania: Assicurazione italiana 2009/2010


Un’attenzione particolare deve essere posta su quei sinistri con lesioni da 1 al 3%, il cui valore assorbe circa il 15,4% del costo totale dei risarcimenti. Sono questi infatti i sinistri che più degli altri nascondono frodi ben costruite allo scopo di ottenere un risarcimento maggiore del dovuto. Tale fenomeno sarà oggetto di approfondimento dei capitoli successivi.
Tra i sinistri con invalidità superiore a 9 punti che assorbono il 39,8% del totale dei risarcimenti rientrano i “mortali”, quelli la cui gravità è tale da causare il decesso di una o più persone. Secondo i dati Istat[22], nel 2009 sono morte 4.237 persone mentre 307.258 sono rimaste ferite più o meno gravemente, ciò significa che ogni giorno sono morte 12 persone e ne sono rimaste ferite altre 842.
I dati riportati nella tab. n 10 dimostrano che la mortalità è diminuita del 10,3% rispetto al 2008, in linea con il trend decrescente che si registra negli ultimi 10 anni che ha visto una diminuzione del tasso di mortalità[23] dal 2,7 nel 2001 al 2,0 nel 2009.

Tab.n 10: Distribuzione delle persone coinvolte in incidenti stradali[24] nel 2008 e 2009

2008
2009
Var % 2009/2008
Morti
4.725
4237
-10,3
Feriti
310.745
307.258
-1,1




Tot persone coinvolte
315.470
311.495
-1,3
Fonte Istat: Rilevazione degli incidenti stradali con lesioni

Tale calo è frutto sicuramente di un miglioramento delle condizioni delle strade e di una politica di informazione, istituzionale e non, che pone la sicurezza stradale al centro dell’attenzione dei cittadini. 
Ma quanto è stato fatto non è ancora abbastanza, la Comunità Europea nel Libro Bianco del 2001 aveva fissato un obiettivo che prevedeva per il 2010 una riduzione della mortalità del 50%. L’Italia pur non centrando l’obiettivo ha registrato una riduzione del 40,3% superiore alla media Europea che si attesta al 35,1%.
Gli incidenti più gravi avvengono su strade extraurbane, nei periodi estivi (mesi di Luglio e Agosto) in cui si verificano i grandi esodi per le vacanze. Anche il fine settimana registra valori elevati in termini di incidenti, ed in particolare di sabato sera avvengono quelli più gravi.
Le persone maggiormente coinvolte hanno un’età compresa tra i 20 e i 24 anni, e gli uomini risultano quelli maggiormente colpiti.


1.2.3.  Le cause principali dell’incidentalità

Da un’indagine Ipsos[25]  “Gli Italiani al volante” condotta nel 2010 è emerso che il 76% degli italiani ritiene che il fattore umano, ed in particolare la distrazione (54%) sia la principale causa degli incidenti stradali. A questa seguono il mancato rispetto del Codice della Strada (19%), il fattore ambientale(18%) e le condizioni del veicolo (6%).
Chi sta al volante sottovaluta il fatto che la distrazione riduce di almeno il 50% i tempi di reazione, ed è equiparabile alla guida in stato di ebbrezza.
Dai dati rilevati dall’Ipsos nell’indagine il cui grafico è riportato di seguito, emerge che nonostante abbiano ben chiari quali siano i comportamenti pericolosi per chi guida, circa la metà degli intervistati al volante parla normalmente al telefono con altre persone, un terzo cambia le stazioni della radio, un quarto telefona con il vivavoce e un quinto circa utilizza il navigatore satellitare.

                             Graf n.1 : Quali sono le attività ritenute pericolose per chi guida

                                      Fonte dati: Indagine Ipsos- gli italiani al volante- Dati 2008


Tutti comportamenti pericolosi questi che variano in base all’età degli intervistati. Generalmente sono i più giovani (tra i 18 e i 24 anni) a scrivere SMS o inserire un Cd, mentre cambiare i canali della radio o telefonare sono comportamenti tipici delle persone tra i 25 e i 44 anni e per finire,  ad interagire con il navigatore e leggere il giornale sono gli autisti over 45.
Come sostiene uno studio della Scuola Normale Superiore di Parigi il nostro cervello non è fatto per il multi-tasking: scrivere un'email, rispondere al telefono, ascoltare musica nello stesso momento crea un deficit di concentrazione e un abbassamento dei livelli di attenzione, tutti potenziali fattori di rischio se si è al volante di un'auto. E la distrazione può essere letale anche a bassa velocità e per comportamenti che non ci sembrano pericolosi: un genitore che si volta verso i bambini seduti nel sedile posteriore distoglie lo sguardo dalla strada per due secondi. In caso di pericolo questo porterà a frenare oltre 20 metri dopo, anche procedendo a soli 40km/h. In autostrada prendere in mano il cellulare per vedere chi sta chiamando porta a percorrere oltre 90 metri senza guardare se ci si mettono solo tre secondi e si procede a 110km/h.
Dovremmo sempre tener presente che un incidente reca come conseguenza alle famiglie un incommensurabile dolore in termini di vite perdute o di persone con lesioni permanenti più o meno gravi. Esso nello stesso tempo ha anche rilevanti ripercussioni sull’intera collettività in termini di costo sociale.


1.3. Il mercato delle assicurazioni in Italia

Per avere un profilo preciso del mercato assicurativo in Italia dobbiamo fare un quadro dell’offerta, descrivendo i competitors che operano nel settore e la loro redditività.


1.3.1.  I competitors

Con la liberalizzazione del settore avvenuta negli ultimi anni, l’ambito competitivo si è allargato fino a comprendere a fianco delle compagnie storiche da sempre presenti in Italia, compagnie europee e sedi rappresentative di compagnie extraeuropee. Al 31 Dicembre 2009 le imprese in esercizio erano 241, di cui 156 con sede legale in Italia e 85 rappresentanze di imprese estere in gran parte comunitarie.
La tabella di seguito riportata offre un quadro della segmentazione del settore, in cui oltre l’80% delle imprese sono specializzate, il 53,9% nel ramo danni e il 33,2% nel ramo vita. Mentre il 10% delle imprese che operano in entrambi i settori rappresentano da sole in termini di quota di mercato circa il 45% della raccolta premi complessiva.

Tab.n.11: Numero delle imprese per nazionalità e settore di attività nel 2009
Settore di attività
Anno
Imprese nazionali
Rappresentanze estere
TOT IMPRESE
Distr % per attività






Danni
2008
80
50
133
53,8

2009
78
49
130
53,9
Vita
2008
65
14
79
32,0

2009
64
16
80
33,2
Riassicuratrici
2008
1
7
8
3,2

2009
-
7
7
2,9
Multiramo
2008
17
10
27
10,9

2009
14
10
24
10,0
TOTALE
2008
163
81
247
100,0

2009
156
82
241
100,0
Fonte Ania: Assicurazione italiana 2009/2010
La numerosità delle imprese operanti nel settore farebbe pensare alla presenza di una forte concorrenza che nella realtà non esiste. Il mercato è in mano ai cinque gruppi principali quali Generali, Allianz, Fondiaria Sai, Unipol e Mediolanum, che raggruppano al proprio interno diverse compagnie ciascuna specializzata per attività e/o per canale. Questa integrazione consente loro di conseguire due obiettivi, la razionalizzazione delle risorse in termini di economie di scala e l’allargamento del campo su cui agire.
In particolare, per quanto riguarda l’allargamento del campo, ogni gruppo contiene al suo interno compagnie tradizionali, che servono il cliente attraverso una rete di agenti e uffici di liquidazione distribuiti su tutto il territorio, e compagnie dirette che operano solo attraverso il telefono e il web.  Le prime soddisfano il bisogno di quei clienti che vogliono essere seguiti e consigliati, e vedono nel proprio assicuratore una figura di riferimento a cui indirizzare le loro richieste. Le seconde, sono quelle che si rivolgono a coloro che si sanno muovere con le nuove tecnologie e preferiscono avere meno assistenza ma un premio più vantaggioso.
Un’attenzione particolare deve essere rivolta al prodotto offerto, la cui differenziazione costituisce un elemento di marketing molto importante di cui dispongono le compagnie per costruire un’offerta coerente alle diverse esigenze dei clienti. L’elemento maggiormente apprezzato da questi ultimi è il prezzo, che rappresenta il parametro più importante in fase di scelta del prodotto. A volte questo avviene a discapito di garanzie aggiuntive che differenziano i prodotti tra loro modificando la copertura a disposizione del cliente, ma malgrado la loro importanza ai fini di un risarcimento pochi sono i consumatori in grado di comprenderne l’effettivo valore.





1.3.2.  La redditività del settore

I proventi del settore provengono per la gran parte dalla raccolta premi e, in misura minore dai risultati degli investimenti fatti dalle imprese.
I premi complessivi[26] del lavoro diretto e indiretto raccolti dalle compagnie italiane ed estere nel 2009 ammontano a 120.730 milioni di di Euro, di cui  82.930 (68,7%) provenienti dai rami Vita e i restanti 37.800 (31,3%) dai rami Danni.
La tabella che segue riporta il trend della raccolta premi del settore da cui si evince che la crescita nel 2009 rappresenta un’inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti.

Tab.n 12: Variazione della raccolta premi per Ramo dal 2005 al 2009
Anni
Premi tot
Var %
Rami vita
Var %
Rami danni
Var %
2005
114919
7,79
75577
11,71
39342
0,89
2006
112829
-1,82
72786
-3,69
40044
1,78
2007
103334
-8,42
63389
-12,91
39945
-0,25
2008
94993
-8,07
56450
-10,95
38543
-3,51
2009
120730
27,09
82930
46,91
37800
-1,93
Fonte Ania: Assicurazione italiana 2009/2010

I decrementi nella raccolta sono imputabili alla crisi economica, per i Rami Vita, che ha indotto i consumatori a diminuire gli investimenti per far fronte ad una contrazione di risorse disponibili.
Nei Rami Danni gli effetti negativi sono imputabili all’introduzione del II Decreto Bersani[27] e alla liberalizzazione dei servizi che hanno causato rispettivamente un livellamento verso il basso del premio e il ricorso a polizze di costo inferiore vendute online e al telefono. In misura inferiore ha influito l’aumento dei contrassegni falsi registrati in questi anni, che ha contribuito a privare il settore di risorse in modo illegale causando, come descriveremo meglio nei capitoli successivi, disagi enormi da un punto di vista sociale.
Per far fronte a questa contrazione dei ricavi gli operatori del settore hanno risposto aumentando i premi, che in Italia sono già i più alti d’Europa, riversando così i costi delle riforme sopra citate sul consumatore finale. Il 2009 non a caso è stato un anno positivo per la raccolta premi, e lo sarà anche il 2010.
Da gennaio a Giugno 2010[28] infatti la raccolta complessiva dei premi del settore è stata pari a 70.991 milioni di Euro, in crescita del 25% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Dalla tabella che segue si evince come tale incremento è stato influenzato per la maggior parte dall’aumento del premio nei Rami Vita pari al 39% , mentre la raccolta premi per i rami Danni è in calo del 2,8%.

Tab.n 13: Variazione della raccolta premi per Ramo nei primi 6 mesi del 2009 e 2010
Anni
Premi tot
Var %
Rami vita
Var %
Rami danni
Var %
2009
56779,6
-
37813,9
-
18965,7
-
2010
70991,0
25,0
52558,9
39,0
18432,1
-2,8
            Fonte ISVAP – andamento della gestione assicurativa primo semestre 2010

La raccolta premi e i risultati provenienti dagli investimenti, al netto dei costi sostenuti (pagamento dei sinistri, costi di gestione e altro) determinano l’utile del settore. Nel 2009 esso è stato pari a 3.092 milioni di €, in netta ripresa rispetto al 2008 che aveva registrato una perdita di 2.000 milioni. Tale andamento è dipeso come abbiamo visto da un aumento della raccolta premi, da un contenimento del costo dei sinistri e da un buon risultato degli investimenti.
Nel primo semestre del 2010 tale tendenza sembra invertirsi ancora, le imprese conseguono un utile pari a 273,5milioni di €uro, in calo del 86,5% rispetto allo stesso periodo del 2009. Se il risultato sarà confermato dai dati complessivi di fine anno gli operatori del settore saranno costretti ad applicare nuove misure di contenimento dei costi e di aumento delle tariffe, per altro già annunciate, per contenere le perdite. E ancora una volta sarà il consumatore finale a doverne pagare le spese.

1.4 I numeri del settore

Lo specchietto di seguito riportato rappresenta una sintesi dei dati forniti nel capitolo, con i principali indicatori che caratterizzano il settore.


Parco circolante
48.035.078 veicoli di cui 36.371.790 autovetture.

602 auto ogni 1000 abitanti





Frequenza sinistri 2009: 7,4 (+0,25%)

Frequenza sinistri Genn-Giu 2010: -3,3%



Costo medio sinistri 2009: € 1.730,00 (-1,53%)

Costo medio sinistri Genn-Giu 2010: € 1.438,00 (+0,8%)
Sinistrosità


Costo complessivo sinistri 2009: 15 miliardi di € di cui:

- 63% per le lesioni

- 37% per i danni a cose



Bilancio sinistri gravi nel 2009:

- 4.237 morti

-307.258 feriti





Raccolta premi 2009: 120.730 milioni di €

Raccolta premi Genn-Giu 2010: 70.991 milioni di €
Redditività del

settore
Utile delle compagnie 2009: 3.092 milioni di €

Utile delle compagnie Genn - Giu 2010: 273 milioni di € (-86,5%)





[1] Bonolis G, Svolgimento storico delle assicurazioni in Italia, Firenze, Seeber, 1901
[2] Bensa E., Il contratto di assicurazione nel Medioevo, Genova, Tipografia Marittima editrice, 1884.
[3] Melis F., Origini e sviluppi delle assicurazioni in Italia (secoli XIV-XVI), Roma 1975.
[4] Bensa E., Il contratto di assicurazione nel Medioevo, Genova, Tipografia Marittima editrice, 1884.
F., Origini e sviluppi delle assicurazioni in Italia (secoli XIV-XVI),
Roma 1975.
[5] Articolo 2546 Nozione. Nella società di mutua assicurazione le obbligazioni sociali sono garantite dal patrimonio sociale. I soci sono tenuti al pagamento di contributi fissi o variabili, entro il limite massimo determinato dall’atto costitutivo. Nelle mutue assicuratrici non si può acquistare la qualità di socio, se non assicurandosi presso la società (1884), e si perde la qualità di socio con l’estinguersi dell’assicurazione, salvo quanto disposto dall’Articolo 2548.
Società di mutua assicurazione o mutua assicuratrice è la società assicurativa che pratica l’assicurazione mutua. Assicurazione mutua è una forma assicurativa che si contrappone all’assicurazione a premio. Mentre nell’assicurazione a premio l’assicuratore, proponendosi fini di lucro, assume su di sé una pluralità di rischi altrui che ripartisce sulla massa degli assicurati attraverso la fissazione dei premi, nell’assicurazione mutua gli assicurati traslano i rispettivi rischi individuali sulla collettività che vanno a costituire o cui accedono, assumendo vincolo associativo e organizzandosi. Si obbligano correlativamente a contribuire ciascuno a quanto necessario per la sopportazione collettiva dei rischi (Gefahrengemeinschaft), che determina una comunione dei danni (Ausgleichsgemeinschaft), eliminando, così, dai costi da ciascuno sostenuti per la garanzia individuale, la componente relativa al profitto da intermediazione dovuto, nell’assicurazione a premio, all’assicuratore imprenditore. L’assicurazione mutua consiste perciò in un negozio giuridico plurilaterale di natura assicurativa, che si attua mediante la costituzione di un vincolo associativo.
Quando si parla di mutua assicuratrice e di assicurazione mutua si fa riferimento sia ad un tipo di società, sia ad una forma di assicurazione. Mentre gli articoli 2546-2548 c.c. tracciano la disciplina del tipo societario, la disciplina assicurativa è definita dal rinvio dell’art. 1884 c.c. alle regole del contratto di assicurazione.

Nicola De Luca, Delle mutue assicuratrici, in Commentario al codice civile Scialoja e Branca, diretto da Galgano, Bologna-Roma, 2006


[6] Treccani, Enciclopedia Italiana: “Lloyd, Edward. - Proprietario (m. 1713) di un piccolo caffè aperto nel 1688 nei pressi della Torre di Londra, nel 1696 cominciò la pubblicazione di un bollettino di notizie sul commercio e la navigazione (Lloyd's News). A partire da questa attività, dopo la sua morte nacque una corporazione di assicuratori (Lloyd's Corporation, riconosciuta nel 1871), divenuta in seguito il maggior centro assicurativo mondiale.
Lloyd’s Corporazione di assicuratori con sede a Londra e ramificata, con una particolarissima organizzazione, in tutto il mondo. Deve la sua origine all’iniziativa di Lloyd’sEdward Lloyd(m. 1730), proprietario di un piccolo caffè aperto nel 1688 nei pressi della Torre di Londra, che, a utilità dei suoi clienti, gravitanti intorno al porto, avviò nel 1696 la pubblicazione di un bollettino di notizie relative al commercio e alla navigazione (L. News , cui subentrò nel 1734 il più autorevole e informato L. List ). In breve il caffè si trasformò in luogo d’incontro tra mercanti in cerca di chi assicurasse i loro traffici e uomini d’affari desiderosi d’impegnare i propri capitali. Con il tempo questi ultimi si costituirono in corporazione (L. Corporation , riconosciuta con il L. Act del 1871, modificato nel 1911) con lo scopo di frazionare tra più persone oneri e profitti dell’attività assicurativa; questa si estese dai soli rischi marittimi a ogni altro genere di rischio e dalla copertura diretta alla riassicurazione di rischi assunti da altre compagnie in tutto il mondo. La Corporazione non emette direttamente le polizze assicurative, ma ha solo compiti di controllo dell’attività dei suoi membri, riuniti in gruppi facenti capo ciascuno a un tecnico del ramo, detto underwriter, che ne ha la delega per la conduzione effettiva delle transazioni. In conseguenza di un grave stato di deficit, nel 1993 i L. hanno modificato il proprio statuto in modo da permettere a investitori istituzionali e società private di partecipare alle attività assicurative della corporazione. Originato dall’iniziativa dei L. di effettuare la compilazione di liste con le caratteristiche costruttive e le condizioni di fatto di tutte le navi oggetto di contrattazioni nell’ambito della corporazione, nel 1833 fu creato il L. Register , istituzione indipendente e capostipite dei moderni registri navali. Sotto la denominazione di L. Register of Shipping, rappresenta tuttora il più autorevole registro navale.

[7] DL n.209/2005: Codice delle assicurazioni – Titolo X Art. 122: “ 1. I veicoli a motore senza guida di rotaie, compresi i filoveicoli e i rimorchi, non possono essere posti in circolazione su strade di uso pubblico o su aree a queste equiparate se non siano coperti dall’assicurazione per la responsabilità civile verso i terzi prevista dall’articolo 2054 del codice civile e dall’articolo 91, comma 2, del codice della strada. Il regolamento, adottao dal Ministero delle attività produttive, su proposta dell’ISVAP, individua la tipologia di veicoli esclusi dall’obbligo di assicurazione e le aree equiparate a quelle di uso pubblico.”
[8] Giannini g, Martini F, Rodolfi M,. L’assicurazione obbligatoria dei veicoli e dei natanti – Milano, Giuffrè Editore, 2003.

[9] Il massimale è la somma massima che la Compagnia è obbligata a pagare. Se in un incidente i danni provocati superano il massimale, il proprietario e il conducente del veicolo responsabile sono tenuti a pagare di tasca propria la parte eccedente, con intuibile rischio di insolvenza patrimoniale e rovina economica del responsabile.
[10] CONSAP: La società ha per oggetto principale l'esercizio in regime di concessione di servizi assicurativi pubblici, nonché l'espletamento di altre attività e funzioni di interesse pubblico affidatele sulla base di disposizioni di legge, concessioni e convenzioni.
La missione istituzionale prevede, in particolare:
- la gestione dei Fondi di Garanzia e Solidarietà;
- il ruolo di Organismo di Indennizzo italiano;
- la gestione della Stanza di Compensazione.

[11] Ifa, Pubbliass. Il contratto di assicurazione. Il ramo infortuni – Editore Ifa Pubbliass, 1995
[12] In base alle modifiche introdotte dalla L. 40/2007 i sinistri sono rilevanti ai fini della penalizzazione solo quando all'assicurato viene attribuita una responsabilità superiore al 50 per cento, sussistendo tuttavia il cumulo qualora nella stessa annualità assicurativa l'assicurato ne cagioni più di uno.

[13] Nell'attestato di rischio è riportata l'equivalenza tra la scala interna adottata dalla compagnia con la quale si è assicurati e tale scala di conversione universale; le 18 classi della scala di conversione universale sono identificate dal prefisso CU (CU1, CU2... CU18). Nella scala CU la posizione di partenza, per chi si assicura per la prima volta, è la classe CU14 che è da considerarsi intermedia. Resta inteso che cambiando compagnia assicuratrice, quella nuova riconvertirà la classe CU nella propria classe di merito sulla scala interna, e tale posizione potrà essere identica alla CU, migliore o peggiore.
[14] Fonte ACI- Rilevazione relativa al 31.12.2009
[15] Dati ACI –Analisi statistica delle tendenze del mercato auto in Italia – Dati relativi a Novembre 2010
Per i dati relativi a Dicembre 2010 Centro Studi Promotor

[16] ACI – Censis : XIII Rapporto 2010- Guidare meno guidare sempre. Edizione Dicembre 2010
[17] La frequenza dei sinistri è calcolata in base al numero dei sinistri denunciati in un anno rapportata al numero dei veicoli assicurati.

[18] Il costo medio del sinistro è un valore determinato da quanto le compagnie di assicurazione pagano in un anno per i sinistri liquidati a cui si aggiunge l’ammontare della riserva per quei sinistri aperti durante l’anno ma non ancora liquidati.

[19] Assicurazione Italiana 2009-2010 – Ania. Dati rilevati al 31/12/2009
[20] I dati del 2010 sono tratti dalle rilevazioni Ania Trends n.8 – Le assicurazioni italiane al primo semestre 2010, Ottobre 2010.

[21] I dati del 2010 sono tratti dalle rilevazioni Ania Trends n.8 – Le assicurazioni italiane al primo semestre 2010, Ottobre 2010.
[22] Aci Istat. Sicurezza stradale: i dati degli incidenti nel 2009. Diffuso il 17 Novembre 2010
[23] Il tasso di mortalità è calcolato come numero di morti ogni 100 incidenti.

[24] Gli incidenti a cui si riferisce tale rilevazione sono quelli in cui è intervenuta l’autorità di polizia e ne ha fatto regolare verbale.

[25] Indagine Ipsos "Gli italiani al volante" promossa dalla Fondazione ANIA per la sicurezza stradale e resa nota in occasione della presentazione della campagna di comunicazione "Pensa a guidare". Rilevazioni al 2009 su dati 2008.
[26] Fonte Ania, - Assicurazione italiana 2009/2010

[27] DL n.7 del 31/12/2007 pubblicato sulla GU il 1/02/2007 e convertito nella legge n.40 del 27/4/2007.
[28] Fonte Isvap – Sezione Studi, Ufficio Statistica: “Andamento delle gestioni assicurative nel primo semestre 2010 – Lettera circolare 11 Gennaio 2011.